TERAMO – “Il pagamento dei servizi resi da Teramo Lavoro, e di conseguenza degli stipendi dei lavoratori della società in house, sono un atto dovuto da parte della Provincia e un diritto dei dipendenti. Se l’ente non pagasse, si configurerebbe a suo carico un’ipotesi di indebito arricchimento. La Provincia pagherà tutto ciò che deve alla società con fondi propri in attesa di chiarire definitivamente l’intera vicenda che ha portato al blocco delle risorse”. E’ quanto hanno dichiarato il presidente della Provincia, Valter Catarra, e l’assessore al Lavoro, Eva Guardiani, incontrando i lavoratori della Teramo Lavoro che ieri, insieme ai rappresentanti sindacali di Cgil e Cisl, Monia Pecorale e Fabio Benintendi, hanno occupato pacificamente la sala consiliare, seguendo passo passo l’evolversi del tavolo di confronto tra il presidente, l’assessore e la struttura dirigenziale. La decisione scaturisce dopo aver consultato le strutture dirigenziali e dopo aver accertato che i servizi sono stati resi e che, quindi, a prescindere dalle vicende che riguardano la sospensione del Fondo sociale europeo, la Provincia è obbligata a pagare. L’amministratore unico della società in house, Venanzio Cretarola, aveva infatti comunicato di non avere più risorse economiche per pagare gli stipendi dei dipendenti, che sono ancora in attesa delle mensilità di giugno e ottobre. L’impasse è dovuta, come noto, alla sospensione temporanea dei fondi Fse da parte della Regione Abruzzo. Un atto che la Provincia ha impugnato due giorni fa dinanzi al Tar, chiedendo l’annullamento delle note dell’Autorità di Gestione del fondo. Ulteriori chiarimenti sull’erogazione dei fondi, secondo il presidente Catarra, arriveranno nel corso dell’incontro che si terrà il 27 novembre a Roma, presso il Ministero del Lavoro, tra Regione Abruzzo e rappresentanti della Commissione Europea.
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